PERCHE’ LA DIETA CHETOGENICA E’ DA PURI IMBECILLI – Articolo completo
Questo articolo si divide in due parti. La prima è generale e meno approfondita, mirante a far comprendere gli aspetti fondamentali dell’argomento.
La seconda va a sottolineare anche quali posso essere i reali danni causati da certi regimi alimentari che di sano ed equilibrato nulla hanno e che, incresciosamente, vengono consigliati da cosiddetti esperti con tanto di laurea e di specializzazioni. Si consiglia di leggere tutto. Ne verranno fuori una consapevolezza e una cultura che saranno di grande aiuto.
PRIMA PARTE (a cura di Giovanni Moscarella)
I grassi si bruciano completamente fino ad anidride carbonica e acqua soltanto grazie a una ben determinata individuale presenza di carboidrati. In assenza o in carenza di carboidrati, le molecole di grasso non vengono completamente ossidate, e quindi demolite, in tutti i loro legami, ma soltanto in alcuni legami, formando degli spezzoni, che per l’appunto si chiamano chetoni, che sono tossici per l’organismo e mettono a dura prova fegato e reni per smaltirne i metaboliti. I Chetoni liberano solo una parte della energia contenuta nella molecola di grasso originaria. Infatti altri spezzoni delle molecole di grasso si riaggregano riformando grasso. Questo significa che, oltre alla tossicità data dai chetoni, l’energia proveniente dai grassi è limitata ed insufficiente, per cui l’organismo deve dirottare sulle proteine per ricavare altra energia. Le proteine servirebbero però a ristrutturare il logorio naturale degli organi e delle sostanze attive. la loro combustione dunque fa perdere tanta massa magra e si va in debilitazione e in depressione psicofisica. Tra l’altro il prodotto della combustione degli aminoacidi, e quindi delle proteine, e l’urea che è un’altra potente tossina. Quindi andare in chetosi significa intossicarsi, stressare fegato e reni, e perdere poco grasso e molta massa magra, con l’aggravio di recuperare ancora più riserva di grasso nel momento in cui si ritorna a mangiare normalmente. Inoltre i medici addirittura parlano di una positiva conseguenza della chetosi che sarebbe quella di non avere fame perché i chetoni agiscono sull’ipotalamo, quindi sul sistema nervoso, abbassando la sensazione di fame. Questa è un’altra assurdità perché la fame viene considerata come un capriccio e non come un esigenza di un organismo che ha bisogno di ristrutturare ciò che va in logorio. Insomma la fiera dell’ignoranza e dell’autodistruzione.
L’apoteosi della idiozia medica arriva quando sottolineano che è impossibile perdere massa magra, visto che si mangiano tante proteine, trascurando che queste, così come entrano in circolo, vanno a far da carburante, come già descritto, e non da mattoni ricostruttivi. Insomma è come se nel camino essendo finita la legna cominciassimo a buttarci i mobili. Questi comunque bruciano, ma servirebbero a tutt’altro…
SECONDA PARTE (a cura di Giuseppe Annunziata)
Se l’apporto di carboidrati, dunque, non è adeguato, le concentrazioni di ossalacetato, che è una sostanza chiave che deriva appunto dai carboidrati e che innesca la sana combustione dei grassi, si abbassano e l’acetil-CoA, altra molecola fondamentale, non può combinarsi con esso per entrare nel ciclo di Krebs, ovvero il ciclo di produzione dell’energia. In queste condizioni si generano i corpi chetonici.
I corpi chetonici sono l’acetone, acetoacetato ed il D-beta-idrossibutirrato. L’acetone è molto volatile e viene eliminato attraverso la respirazione, gli altri due, invece vengono trasportati nel sangue ed ossidati, tramite alcuni artifici biochimici, nel ciclo di Krebs.
Essendo una macchina perfetta, il nostro organismo riesce, in prima battuta, a compensare questa iniziale produzione di corpi chetonici mettendo in atto una serie di meccanismi di regolazione che consentono una interconversione di queste specie chimiche in acetil-CoA che può entrare nel ciclo dell’acido citrico, permettendo, in questo modo, una produzione di energia da parte dei tessuti extra-epatici e non dallo stesso fegato che li ha prodotti.
Quando, però, le concentrazioni di corpi chetonici aumentano si possono generare alcune condizioni patologiche più o meno serie, tra cui l’acidosi e la chetosi.
L’acidosi è una condizione caratterizzata da un abbassamento dei valori di pH del sangue. Quella strettamente legata ad un aumento della concentrazione dei corpi chetonici è detta acidosi diabetica e presenta svariati sintomi come nausea, vomito, tachipnea, ipotensione, shock cardiogeno, aritmie, fino ad arrivare – nei casi limite – al coma.
La chetosi (detta anche acetonemia) è una condizione tipica che si manifesta di solito o in età pediatrica e nei diabetici non controllati, ma si evidenzia anche negli scellerati che seguono diete con ridottissimi apporti di carboidrati.
Si tratta pertanto di soggetti con alterato metabolismo glucidico che conduce ad una prolungata condizione di ipoglicemia, a sua volta compensata da un’attiva gluconeogenesi (sintesi di glucosio) che utilizza gli intermedi del ciclo dell’acido citrico, sottraendoli a tale processo e, quindi inibendone l’attività. L’eziologia della chetosi è ritrovabile in infezioni, abuso di alcol, pancreatite, infusione i.v. di destrosioipoglicemia, gravidanza, durante il digiuno prolungato, in grave carenza di carboidrati, sia per regime alimentare sbagliato che per intenso consumo (attività fisica prolungata).
Segni e sintomi possono essere vari. Si possono manifestare: stanchezza, poliuria, sete, polidipsia, crampi, aritmie cardiache, sonnolenza, perdita di peso, bradipnea, disidratazione, ipotensione, disfunzioni cerebrali, perdita della massa muscolare. Altro segno caratterizzante una condizione di chetosi è l’inconfondibile odore di aceto tipico dell’alito di un soggetto diabetico, dovuto proprio alla produzione di acetone che, come abbiamo detto, viene eliminato con la respirazione.
Da quanto detto si evince che la chetosi rappresenta un’importante condizione patologica che, in alcuni casi limite, può condurre anche alla morte, ma che per, ben che vada, indebolisce, predisponendo a importanti patologie, l’intero organismo.